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La bruma scende sulle nostre essenze e le annebbia o le avvolge, quando guardiamo un paesaggio che ritroviamo come specchio visivo dell'anima in cui essa si riflette e s'abbandona, gli aspetti fisici sfumano i contorni, li dissolvono in sembianze impalpabili e fragili, poichè l'entità spirituale svapora nella caligine del dubbio e della relatività possibilista. Se "un paesaggio qualsiasi è uno stato d'animo", come scriveva Henri Frèdèric Amiel in "Frammenti di un diario intimo", e quindi transmutazione del reale negli orizzonti astratti del nostro sentire, esso è soprattutto immagine di noi stessi, aderente alla condizione umorale vissuta in un definito evento esistenziale. Il paesaggio è, pertanto,proiezione nostra sulla natura che ci circonda;è sipario narrativo tra verità fisica e illusione trascendente. Allora il dato reale si piega aall'indefinita vaghezza dell'astrazione, da cui possono emergere simulacri di una figurazione accennata, che è orma e impronta accordata dallo spirito. Su questi orizzonti emozionali, dipinti dalla mente e dall'inconscio, evolvono i paesaggi evocativi di Remo Suprani, artista ravennate pervaso dagli umici ambienti della sua terra natale, intrisi di un "genius loci" metareale che permea i bruni colori del profondo con liquidità di luci ed ombre scaturenti dai chiaroscuri luminescenti dell'anelito esistenziale. Le sue elaborazioni pittoriche,in cui l'idea è contestuale alla realizzazione, procedono da interpretazioni iconiche che si confermano "in itinere", in consequenziali processi creativi, apparentemente inattesi, ma emotivamente custoditi nell'inesausta volontà del dipingere. Le stesure di pigmenti alchidici su supporti rigidi ubbidiscono alla potenza del gesto, dell'impulso espressivo, libere di coordinare campiture astratte, elaborate come fondali da cui emergono, su rivelazioni di eloquenza, percettibili tratti figurativi che accendono l'intensità del dialogo comunicativo. Da criptici ermetismi informali l'artista giunge al colloquio dell'immagine e, in tale transito operativo, l'azione diventa fonte di creazione e di confessione di pulsioni interiori, nonchè incipit dialettico che nella verità individuale convoglia le sollecitazioni di un sentimento corale. Sembra dunque che il pittore, nell'atto del dipingere, divenga testimone di un tempo presente, nell'attesa fremente di un immagine in mutevole ed evolutiva gestazione. L'essenzialità cromatica accesa da vaghi bagliori e da toni sempre discreti ma fragranti, si addensa in sospensioni del pensiero e della riflessione, per lasciare poi libero fermento a rigeneranti traspare nze e a calibrate sottrazioni consistenza materica. Le superfici si avverano,allora,nel fervore di esiti estetici permeati da purezza e da levigatezza tattile, assonanti ad un processo evolutivo che si completa nella ricerca di soste vivificanti. Giustamente affermava Jean Genèt in "Diario di un ladro": "Si è speeso parlato dell'influenza del paesaggio sui sentimenti, ma non credo si sia mai parlato di quest'influenza su un atteggiamento morale". Nell'arte di Remo Suprani non è difficile scorgere una diretta implicazione di sottesi messaggi paesaggistici sull'etica del pittore, poichè la sua essenza si tinge di natura e veste la natura, e con essa e su di essa narra argomentazioni autobiografiche, liriche ed epiche. Consapevole della grande stagione dei paesaggisti inglesi di fine Settecento ed inizio Ottocento, nonchè delle luminose esperienze degli impressionisti francesi, l'artista si volge al Novecento con animo emozionato dal dissolvimento di soluzioni astratto-informali, avvertite nell'eco di un crepuscolarismo sensoriale che non soggiace, tuttavia, a stasi involutive e all'azzeramento obnubilante dell'immagine. Egli vince le tensioni decadenti dell'età contemporanea con una proposizione pittorica che supera le inquietudini del presente, perchè l'arte è vita e, con fermezza, la vita si consolida nel piacere dionisiaco del creare. L'unità della tematica paesaggistica, improntata a purezza spirituale, non umilia specificità e identità di ogni singolo dipinto che, su atmosfere dell'immaginario,vibra dell'emozione di intensi stati d'animo. L'ambiente naturalistico, specchio dell'enigma esistenziale, scorre sulla sospensione del pensiero, sull'attesa di eventi che aprono soglie di speranza al buio della vita. Il rovello creativo di Remo Suprani, già affermato in elaborazioni ad indirizzo tridimensionale coniuganti legno e metallo in totemiche "sculture da appendere", si evidenzia,ormai da tempo, nell'eletto campo della pittura, nel quale l'artista sigla una personalità aperta ad un ampio ventaglio di sollecitazioni tematiche, armonizzate nel "filo rosso" della memoria e dell'esistente. Se nel paesaggio e nel ciclo degli "Alberi" è assente ogni fisica presenza per favorire un dialogo di pure essenze, nella serie delle "Rovine" la narrazione esistenziale viene accordata alla rimembranza, a lacerti architettonici che hanno vinto l'aggressione del tempo e che, ora, diffondono pregnanti atmosfere di culture passate in intense elevazioni liriche. Così, le "Venezie", ove i toni cromatici si sintetizzano in rivelazioni affidate al bianco e al nero, dispiegano la poesia di liquide trasparenze, di luminosità eteree, di transiti sfumati, donando l'interiore sentimento di una bellezza struggente ma nobile e solenne. Potenza incisiva e fortre espressività connotano la serie dei "Volti", in cui l'atista scava dentro l'interiorità umana con l'acuta determinazione di incedere sulle vie dell'intimità del pensiero e di far emergere la verità introspettiva di un vissuto consapevole deela realtà umana. Parimenti i "Nudi", aspri e drasticamente eloquenti, "parlano"il verbo muto dell'espressione soggettiva, deputata a figure frontali acefale che, con intensa riflessione, si rivelano da sfondi neri ed incombenti, sipari di un passato intriso di quesiti criptici ed inconfessati. Remo Suprani è dunque artista che pone l'uomo e il suo vissuto al centro nodale dell'esperienza creativa, avvertita come fulcro imprescindibile di un'arte tesa a riscontrare nella natura e nell'essere umano la summa spirituale dell'universo esistenziale, dischiuso all'infinito del pensiero e dll'argomentazione cosmica. Sulle orme delle massime stagioni espressise del XX secolo, l'artista sigla un percorso di espressione pittorica che, nella proiezione futura della realtà contemporanea, svela le emozioni senza tempo e senza spazio scaturenti dalla verità della vita dell'uomo di sempre, immerso nella parabola delle sue inquietudini ed incertezze, ma anche nell'ellisse percettibile del sogno e della rinascita.
Enzo Dall'Ara [critico d'arte]
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